Ma com’è stato possibile realizzare in soli 32 mesi una casa energeticamente efficiente e sostenibile, partendo da 43 alberi in un bosco e da un terreno edificabile ancora da acquistare? Com’è stato possibile ottenere non solo l’ambiziosa certificazione CasaClima Bpiù ma anche il primo certificato di progetto PEFC in Italia (il terzo nel mondo) e vincere poi il prestigioso CasaClima Award 2010 e la Bandiera Verde Legambiente, con un progetto interamente realizzato con risorse e manodopera locale compresi in un raggio di appena 12 km?
Parte della risposta credo la si possa trovare nella frase, significativa e opportunamente citata nel testo di Giacometti, di Antoine Marie-Roger de Saint-Exupéry: “Se vuoi costruire una nave non devi per prima cosa affaticarti a chiamare la gente a raccogliere la legna e a preparare gli attrezzi; non distribuire i compiti, non organizzare il lavoro. Ma invece prima risveglia negli uomini la nostalgia del mare lontano e sconfinato. Appena si sarà risvegliata in loro questa sete si metteranno subito al lavoro per costruire la nave”.
Il viaggio in cui si viene trascinati dall’autore, anche se non porta al mare, ma alla costruzione di una casa a telaio in legno massello, porta ugualmente al risveglio di un desiderio, un desiderio profondo che solo il legno sa risvegliare. Scoraggiato da molti a usare legno locale, persuaso dal mercato a comprare prodotti prefabbricati nei “supermercati del legno”, sconsigliato nel proseguire nella sua convinzione di lasciare il legno libero da vernici, impregnanti e trattamenti chimici, Samuele Giacometti, sorretto dalla propria forza d’animo e un ingegno fuori dal comune, ha vinto la sua sfida a punti pieni. La sfida era quella di riuscire a riscoprire quei materiali e saperi locali che rappresentano l’unica vera sinergia vincente per progettare, costruire e vivere in maniera sostenibile dal punto di vista ambientale, sociale ed economico, e se la sua vittoria (che poi è la vittoria di tutti) è avvenuta, lo si deve soprattutto alla sua capacità di “direttore d’orchestra” capace di intessere solidi rapporti umani oltre che professionali (ed è sempre questo l’ingrediente che fa la differenza).
Dall’assegno al taglio degli alberi, avvenuto sotto l’attenta supervisione del dottore forestale, al riposo invernale dei tronchi di larice e abete rosso nel bosco, alla sramatura, sezionatura e scortecciatura dei tronchi, passando dal trasporto in segheria e alla stagionatura del legname fino all’assemblamento vero e proprio della casa, ogni fase è stata attentamente documentata e vagliata da un attento studio LCA realizzato dal Laboratorio LCA & Ecodesign dell’ENEA di Bologna. Ogni processo produttivo, ogni lavorazione, ogni trasporto sono stati considerati ai fini della massima tracciabilità e valutazione degli impatti ambientali, considerando anche scenari di fine vita e smaltimento/recupero, realizzando quindi il vero obiettivo della sostenibilità di un progetto, il quale è sempre migliorabile, ma non potrà mai esserlo se non se ne conoscono tutte le componenti in gioco e le ricadute passate, presenti e future, analizzate con scrupolo scientifico da enti terzi e indipendenti.
Se dunque cercate un esempio concreto di come sia possibile fare “sostenibilità” e “filiera corta” impiegando risorse materiali, professionali e artigianali locali, generando al contempo la valorizzazione e lo sviluppo dell’economia e delle risorse della propria comunità, sappiate che non serve volgere lo sguardo oltralpe, non stavolta
n.b.
articolo tratto da architetturaecosostenibile
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